1 – L’Albero sulla Collina

Ritratto di Kelvin di Utcho Sarcovich
La città di Kelvin sonnecchiava, avvolta in una leggera nebbiolina, mentre cinque amici si incontravano davanti alla bottega dell'erborista. Vasili, un chierico di Halav, stringeva il suo simbolo sacro, mormorando una preghiera silenziosa. Accanto a lui, Eulalia, una giovane ladra della città, affilava distrattamente un pugnale, gli occhi scuri saettanti tra le ombre. Medea, la fattucchiera che viveva fuori dalle mura nel villaggio dei pescatori, si aggiustava il cappello, il volto segnato da una conoscenza antica. Ferstrid, il paladino, eretto e fiero nella sua armatura borchiata, ispezionava lo scudo, mentre Ghiorgy, il barbaro, un gigante dalla chioma incolta, scalpitava impaziente, l'ascia bipenne stretta nel pugno nodoso. Avevano risposto alla chiamata di Katrina, una rinomata erborista di Kelvin.
"Buongiorno a tutti," esordì Katrina, accogliendoli nel suo negozio. "Ho bisogno del vostro aiuto per recuperare tre tipi di funghi rari che crescono nella Brughiera Senza Nome. Vi offrirò 25 Reali d'oro per ogni tipo. Ma ve ne darò 100 e tre mie pozioni speciali se riuscirete a recuperarli tutti.".
Katrina fornì loro una descrizione dei funghi che avrebbero dovuto recuperare e una mappa approssimativa, indicando un albero sulla collina come punto di riferimento. Li avvertì che la brughiera era un territorio pericoloso, pieno di misteri e insidie.
Il gruppo si avviò verso la Brughiera Senza Nome, un territorio impervio e avvolto nella nebbia. Vasili, con la sua armatura a scaglie, si lamentava della lentezza. "Sono appesantito," borbottò. "Forse ho mangiato troppo...".
"Forza, Vasili," lo spronò Ferstrid canzonandolo . "Dobbiamo raggiungere l'albero prima di mezzogiorno".
Dopo poco, raggiunsero e attraversarono su un piccolo ponte di legno un antico canale fluviale che si gettava nel Volaga. La tecnica costruttiva del canale era da tempo sconosciuta, diversa da quella che i traladariani o i thyatiani avrebbero saputo mettere in opera.
A metà giornata finalmente, scorsero in lontananza un albero imponente, solitario e parzialmente morto sulla sommità di un collina. "Eccolo!" annunciò Ghiorgy. "L'albero sulla collina".
Giunti alla base dell'albero, Eulalia ispezionò i dintorni. "Sembra che qualcuno sia già passato di qui," osservò la giovane, notando delle piccole tracce. "Ma non riesco a capire di che creatura si tratti".
Ferstrid, sempre cauto, suggerì di cercare trappole. "Meglio non rischiare," aggiunse attendendo che la compagna scrutasse il terreno con attenzione ma senza che ne trovasse.
Poi si fece avanti per primo, seguito da Ghiorgy e Vasili. Medea, con la sua lanterna, illuminava il cammino, rivelando un sentiero luminoso e violaceo all'interno del tronco cavo.
"Che strano bagliore," commentò Vasili. "Non mi fido.".
Entrati nel cuore dell'albero, si trovarono in una sorta di caverna illuminata fiocamente. Davanti a loro, una distesa di funghi brillava di una luce soffusa.
"Questi devono essere alcuni dei funghi che cerchiamo," disse Eulalia. "Ma attenzione, Ghiorgy!. Hai calpestato qualcosa!".
Una nuvola di spore si sollevò dai funghi, investendo Ghiorgy che iniziò a tossire, sentendosi poi subito affaticato. "Maledizione!" imprecò Ghiorgy. "Mi sento debole". Mentre Eulalia e Ghiorgy erano intenti a raccogliere i funghi del Canto Lunare, Ferstrid e Vasili montavano la guardia. Improvvisamente, delle frecce saettarono dal buio, colpendo Vasili. "Ahhha!" urlò di dolore il chierico ferito. "Ci stanno attaccando!".
"Da dove sono arrivate quelle frecce?" chiese Ferstrid, scrutando l'oscurità. Eulalia notò l'area nel piccolo boschetto di funghi da cui provenivano gli attacchi. "Sono nascosti lì dentro," disse, indicando il punto. "Dobbiamo stanarli".
Vista la situazione, Ferstrid ordinò una ritirata strategica. "Dobbiamo riorganizzarci," disse. "E trovare un modo per colpire quei mostri senza farci colpire". Medea illuminò l'apertura del tronco con la sua lanterna, mentre il gruppo si allontanava.
La fattucchiera decise di utilizzare il suo famiglio, un corvo in grado di parlare, per esplorare la zona. "Corvo, va' e guarda cosa si nasconde in quel boschetto di funghi," ordinò Medea.

Diavoletto Silvestre
Il corvo si librò in volo, scomparendo nell'oscurità. Dopo qualche istante, tornò indietro, gracidando. "Ci sono dei piccoli Diavoletti Silvestri nascosti tra i funghi," riferì il corvo alla sua padrona. Eulalia propose di utilizzare dell'olio per stanare i nemici. "Se lanciamo una fiasca d'olio nel boschetto e poi gli diamo fuoco, li costringeremo a uscire," suggerì.
Ghiorgy si offrì di lanciare una torcia infuocata dopo che Eulalia avesse cosparso l'area con l'olio. "Io ho della corteccia secca," disse. "Possiamo usarla per appiccare il fuoco".
Eulalia lanciò la fiasca d'olio nel boschetto, creando una pozza oleosa e Ghiorgy, con un gesto preciso, scagliò la torcia infuocata, incendiando l'olio. Le fiamme divamparono, illuminando l'area e costringendo i Diavoletti Silvestri a uscire allo scoperto.
Le fiamme rivelarono alcune piccole creature, che saltellavano tra i funghi. Medea lanciò un incantesimo di Sonno, facendole crollare addormentate. "Dormite, piccole pesti," sussurrò Medea. "Dovreste aver imparato a non attaccare gli sconosciuti.". Mentre le creature dormivano, Eulalia si avvicinò al boschetto per recuperare i funghi. Con agilità, raccolse alcuni esemplari senza calpestare le spore.
Ghiorgy, intanto, teneva d'occhio la situazione, pronto a intervenire in caso di necessità.
Dopo aver raccolto un certo numero di funghi del Canto Lunare, si resero conto di dover recuperare altre due specie per completare l'incarico. Non lontano, notarono una piattaforma, un palchetto fungino con "creste larghe e dai berretti rugosi".
"Dobbiamo capire quali sono gli altri funghi," disse Ferstrid. "E assicurarci che non siano velenosi". Dopo aver subito diverse ferite e consumato già alcuni incantesimi il gruppo decise di ritirarsi dall'albero cavo e cercare rifugio per la notte.
"Non possiamo continuare così," disse Vasili, esausto. "Dobbiamo riposare e curare le ferite".
Proposero di chiedere ospitalità al mulino che avevano incontrato lungo la strada. "Forse ci daranno un posto dove dormire," suggerì Medea. "E in cambio potremmo aiutarli con qualcosa".
Giunti al mulino, i cinque avventurieri furono accolti dagli abitanti. Spiegarono la loro situazione e chiesero un posto dove passare la notte. Gli abitanti del mulino, persone semplici e gentili, offrirono loro ospitalità.
Vasili utilizzò le sue abilità di chierico per curare le ferite dei compagni. Medea preparò una tisana per favorire il riposo e la guarigione.
Quella notte, nel silenzio del mulino, i cinque avventurieri sognarono funghi luminosi, folletti infuriati e albe senza nebbia.
Il mattino seguente, dopo aver ringraziato gli abitanti del mulino, il gruppo fece ritorno all'albero nella Brughiera Senza Nome. Erano determinati a portare a termine la loro missione e recuperare i funghi mancanti. Entrati all'interno della cavità dell'albero si avvicinarono ad una rudimentale scala di corda ancorata a dei pioli che si inerpicava lungo l'interno del tronco. "Dobbiamo salire. Sembra non ci siano altre vie qui dentro" disse Ferstrid. "E la corda sembra ancora solida," aggiunse esaminando la struttura. "Ma fate attenzione, il legno è vecchio e potrebbe cedere".
Ghiorgy iniziò a salire, seguito da Medea con la lanterna, mentre gli altri lo seguivano a ruota. Ma a metà della salita, Ghiorgy fu sorpreso da due grandi ragni pelosi che gli piombarono addosso. I ragni lo avvolsero in una tela appiccicosa, intrappolandolo.
"Aiuto!" urlò Ghiorgy. "Ci sono dei ragni!". I compagni cercarono di aiutarlo, ma la scala stretta rendeva difficile muoversi. "Non riusciamo a raggiungerti da qui," disse Ferstrid. "Resisti, Ghiorgy, stiamo arrivando!".
Medea lanciò nuovamente il suo incantesimo di Sonno, addormentando uno dei due ragni. Ghiorgy con un gesto di forza ruppe la tela e colpì uno dei ragni a mani nude neutralizzandolo. Una volta uccisi i due ragni il gruppo salì su per la scala e raggiunse una piattaforma naturale di legno che prendeva posto attorno al tronco interno dell'albero. La piattaforma era deformata e ricoperta di detriti. "Attenti a dove mettete i piedi," avvertì Ferstrid. "Questa piattaforma non sembra molto stabile".
Vasili, scrutando l'oscurità, notò una grande ragnatela che bloccava il passaggio. "Che schifo," commentò. "Non mi piace per niente".
Mentre Ferstrid si avvicinava alla ragnatela per esaminarla, uno sciame di piccoli ragni gli piombò addosso. I ragni lo avvolsero, mordendolo e pungendolo. "Aiuto! Sono pieno di ragni!" urlò Ferstrid, cercando di scrollarseli di dosso.
I compagni cercarono di aiutarlo, schiacciando i ragni con le spade e gli scudi. Eulalia, con un gesto acrobatico, saltò dall'altra parte della piattaforma per sfuggire allo sciame.
I ragni erano troppi, il paladino si sentiva sempre più debole e nauseato. Ferstrid non resse all'attacco dello sciame e svenne, cadendo a terra. Vasili, con un gesto disperato, invocò la benedizione di Halav per proteggere i suoi compagni. Medea lanciò un incantesimo di Sonno riuscendo ad addormentare lo sciame.
Dopo aver sconfitto i ragnetti, Vasili notò un piccolo astuccio tra i detriti. All'interno trovò due agate e una pergamena con incantesimi divini. "Forse questa pergamena ci sarà utile," disse il chierico. "Contiene incantesimi di cura e protezione".
Il gruppo proseguì con cautela, seguendo il perimetro della piattaforma. Ghiorgy, con la sua esperienza di sopravvivenza nelle terre selvagge, riconobbe del muschio di Rosa Rossa che cresceva sulle pareti più avanti.
"Attenzione!" esclamò Ghiorgy. "Questo muschio è velenoso al contatto con la pelle!". Evidentemente l'erborista non aveva detto loro tutto quanto c'era da sapere sugli ingredienti che dovevano recuperare.
Improvvisamente, una voce melodiosa ruppe il silenzio. "Chi siete?" chiese la voce nella lingua silvana. Medea, che conosceva la lingua, rispose: "Siamo viaggiatori in cerca di alcune erbe". Una figura umanoide, quasi fusa con il legno dell'albero, si rivelò. "Io sono Loesis," disse la figura. "E sono prigioniera di un druido malvagio che vive tra le radici dell'albero".
Loesis spiegò che il druido aveva corrotto l'albero e che la sua presenza stava causando sofferenza a lei e al suo albero. Chiese al gruppo di scacciare il druido e liberare l'albero dalla sua influenza. "Se mi aiuterete e sconfiggerete il druido," promise Loesis, "vi ricompenserò con il muschio che cercate". Il gruppo accettò la richiesta di Loesis e si preparò a scendere nelle radici dell'albero per affrontare il druido.
"Ma come possiamo accedere alle radici?" chiese Ferstrid. Loesis ammise di non saperlo, poiché era tanto tempo che non scendeva essendo stata confinata lì sopra dai Diavoletti Silvestri. Suggerì di esplorare la zona sottostante, dove crescevano ora i funghi luminosi e vivevano quelle creature malvagie. Con rinnovato coraggio, i cinque avventurieri si prepararono ad affrontare l'oscurità e i pericoli che li attendevano nelle profondità dell'albero.
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