2 – Discesa nelle Radici Corrotte

Con rinnovato coraggio, i cinque avventurieri si prepararono ad affrontare l'oscurità e i pericoli che li attendevano nelle profondità dell'albero. Loesis, la driade, aveva implorato il loro aiuto, e la promessa del raro muschio di Rosa Rossa, unita al desiderio di liberare quella creatura benevola, li spingeva ad addentrarsi nel cuore corrotto dell'albero.
Ferstrid fu il primo a muoversi, la mano sull'elsa della sua spada. "Guidaci, Medea, con la tua lanterna," disse con voce ferma. La fattucchiera annuì. Sollevando la lanterna il suo debole bagliore danzava sulle pareti del tronco cavo, rivelando la via che dovevano percorrere a ritroso.
Ghiorgy scalpitava impaziente. "Speriamo di trovare presto questo druido," ruggì, stringendo la sua ascia quando, dopo essere scesi dal ballatoio di legno naturale, si ritrovarono nell'area funginea dove avevano trovato i funghi del canto lunare
Vasili, il giovane chierico di Halav, recitò una preghiera silenziosa, stringendo il suo simbolo sacro, mentre Eulalia, la ladra dagli occhi scuri e saettanti, si muoveva silenziosa osservando ogni anfratto. "Dobbiamo fare attenzione," avvertì. "Questo albero è pieno di insidie. Non abbassiamo la guardia."

Esplorarono l'intera cavità dell'albero trovando solo un'altra grossa macchia funginea che occupava un'area di quasi cinque metri che si arrampicava su per la parete del tronco cavo dell'albero. Si guardarono intorno, cercando un passaggio che conducesse più in basso verso l'apparato radicale.
"Forse c'è un passaggio segreto," suggerì Eulalia, iniziando a tastare le pareti coperte di muschio.
"Potremmo cercare passaggi segreti," acconsentì Vasili, "ma non perdiamo troppo tempo. Il druido potrebbe essere ovunque."
Mentre esploravano la zona circostante quella macchia funginea, notarono una sezione del terreno che sembrava smossa da poco. L'aria era umida e impregnata di un odore di terriccio e marciume.
"Potremmo aprirci un varco." disse Eulalia. "Questi funghi sembrano velenosi," avvertì Medea, indicando alcune spore che si alzavano al loro passaggio. "È meglio non toccarli."
"dovremmo cercare un qualcosa qui vicino per abbatterla," propose la ladra guardandosi intorno.
Ghiorgy annuì. "Un masso! Un bel masso pesante dovrebbe fare al caso nostro."
Si misero alla ricerca, rovistando tra i detriti e i pezzi di legno ammuffito che si trovavano nella cavità dell'albero. Dovettero però uscire all'esterno per trovare alcuni massi di dimensioni considerevoli.
"Questo dovrebbe bastare," disse Ghiorgy, sollevando un blocco di pietra con apparente facilità. "Proviamo a lanciarlo contro quella macchia di funghi."
Con uno sforzo, il barbaro scagliò il masso. Questo colpì la macchia funginea con un tonfo sordo, ma i funghi sembrarono assorbire l'impatto senza cedere.
"Dannazione!" imprecò Ghiorgy. "È più resistente di quanto pensassi."
Tentò più volte, con crescente frustrazione, ma il risultato fu sempre lo stesso. Il masso rimbalzava o si incastrava nei funghi senza creare un vero varco.
"Forse se lo lanciamo da una distanza maggiore?" suggerì Eulalia.
Provò Ferstrid ma anche i suoi lanci non ebbero l'effetto desiderato. Il tempo passava e la frustrazione cresceva.
"Dobbiamo trovare un altro modo," disse Vasili, preoccupato. "Il druido potrebbe accorgersi della nostra presenza."
"Aspettate!" esclamò Medea, il cui sguardo era fisso sulla macchia di funghi. "Ho notato qualcosa… Alcuni di questi funghi sembrano diversi dagli altri. Hanno una colorazione violacea e… si muovono!"
Il gruppo si avvicinò con cautela, osservando più attentamente la macchia funginea. Tra la massa di funghi immobili, alcuni esemplari di un intenso colore viola vibravano leggermente, quasi avessero una vita propria.
"Un fungo che si muove?" esclamò Ferstrid, con un tono di allarme. "Non mi piace affatto."
"Avevamo sentito parlare di un fungo viola pericoloso," ricordò Eulalia. "Forse è questo."
"Potrebbe essere la chiave," ipotizzò Medea. "Se questi funghi sono instabili, forse colpendoli in un punto specifico potremmo indebolire quella parte di terreno smosso."
"Dobbiamo usare qualcosa di più pesante," disse Ferstrid, il cui sguardo si posò sui massi che avevano tentato di lanciare.
Con un rinnovato sforzo, Ghiorgy sollevò il masso più grande. "Questa volta mirerò a quel punto dove ci sono più funghi viola," annunciò, concentrandosi.
Con un ruggito, scagliò il masso con tutta la sua forza. La pietra colpì la macchia funginea con un impatto tremendo. I funghi si frantumarono in mille pezzi, e un boato sordo risuonò nel tronco cavo. Un buco si aprì nel terreno, rivelando un passaggio oscuro che scendeva nelle profondità.
"Ce l'abbiamo fatta!" esclamò Eulalia, sollevata.
"Ma attenzione," ammonì Medea, "non sappiamo cosa ci aspetta laggiù."
Con cautela, si avvicinarono al bordo, illuminando con la lanterna l'abisso sottostante. Non riuscivano a distinguere bene il fondo, intravedevano solo uno stretto tunnel che si inabissava nella terra, l'aria che si faceva ancora più umida e greve.
"Sembra che il druido si nasconda nelle profondità delle radici," ipotizzò Ferstrid. "Questo potrebbe essere l'unico modo per raggiungerlo.""Sembra la tana di qualche bestia," commentò Ghiorgy, annusando l'aria.
"Dobbiamo scendere," decise Ferstrid. "Ma come scendiamo?" chiese Vasili, scrutando il baratro con apprensione.
"Fate attenzione a dove mettete i piedi," replicò semplicemente Eulalia, precedendo il gruppo, grazie alla sua agilità preziosa in quel terreno insidioso.
Con cautela, iniziarono la discesa. Il tunnel era ripido e scivoloso, reso viscido dall'umidità e dal marciume. Le radici dell'albero si contorcevano intorno a loro, come artigli che cercavano di intrappolarli.
Dopo una discesa che parve interminabile, il tunnel si aprì in una vasta cavità sotterranea. La radice principale dell'albero, larga quasi sei metri nel punto in cui entravano, si faceva strada nel terreno, scavata dal marciume e dal decadimento. Il pavimento spugnoso era incrostato di detriti e di legno ammuffito. Il debole bagliore violaceo dei funghi del canto lunare, cresciuti anche in questa profondità, sembrava inghiottito dall'oscurità.
"Che posto orribile," commentò Vasili, il cui volto era contratto in una smorfia di disgusto.
Alcuni tunnel più piccoli si diramavano a spirale dalla cavità principale, ma presto finivano intasati di fango e detriti. Il tunnel principale, invece, si dirigeva lentamente verso sud e poi a est, assottigliandosi progressivamente.
"Sembra che dobbiamo proseguire da questa parte," disse Medea, indicando il tunnel più grande.
Si rimisero in marcia, Ferstrid e Ghiorgy in testa, seguiti da Medea con la lanterna, Vasili al centro e Eulalia a chiudere la fila. Avanzavano con cautela, scrutando le ombre e ascoltando ogni rumore.
Il tunnel si fece sempre più stretto, costringendoli a procedere uno alla volta. La tensione cresceva ad ogni passo.
All'improvviso, un fruscio rapido ruppe il silenzio. Due creature scattarono fuori dall'oscurità, piombando sul gruppo con ferocia inaspettata. Inizialmente scambiati per grossi insetti o piccoli animali, si rivelarono presto essere due tassi di dimensioni insolite, con denti aguzzi e artigli affilati.
"Attenti!" gridò Ferstrid, sollevando lo scudo per proteggersi.
I tassi si avventarono sui primi della fila. Uno si scagliò contro Ferstrid, che riuscì a deviare il morso con lo scudo. L'altro si avventò su Ghiorgy, azzannandogli una gamba.
"Aaarrgh!" ruggì il barbaro, brandendo l'ascia.
Il combattimento fu rapido e brutale. I tassi, nonostante le loro dimensioni relativamente piccole, si rivelarono feroci e agili. I loro denti e artigli laceravano carne e cuoio.
Ferstrid combatté con valore, la sua spada saettava, cercando di colpire le creature. Ghiorgy, ferito, rispose con la sua ascia, la furia berserker che iniziava a montare nei suoi occhi. Medea cercava di tenersi a distanza, lanciando incantesimi che sembravano avere poco effetto sulle bestie furiose. Vasili, armato solo del suo simbolo sacro e di una mazza, cercava di aiutare i compagni, ma si trovava in difficoltà contro la ferocia degli assalitori. Eulalia, agile e scattante, cercava di colpire i tassi con i suoi pugnali, muovendosi rapidamente nello spazio ristretto del tunnel.
Il tasso che aveva attaccato Ghiorgy lo morse ancora, e il barbaro vacillò, il dolore che gli annebbiava la vista. L'altro tasso continuò ad attaccare Ferstrid, i suoi artigli che graffiavano l'armatura del paladino.
La situazione precipitò rapidamente. Ghiorgy, esausto e gravemente ferito, cadde a terra, svenuto. Il tasso inferocito si avventò subito su di lui.
Ferstrid, pur resistendo con coraggio, fu sopraffatto dalla furia dell'altro tasso, che lo morse ripetutamente. Il paladino, indebolito e sanguinante, crollò a sua volta.
Vasili tentò di proteggere i compagni caduti, ma fu raggiunto dagli attacchi dei tassi. Nonostante le sue preghiere e i suoi sforzi, il chierico fu ferito gravemente e svenne accanto a Ghiorgy e Ferstrid.
Eulalia e Medea, vedendo i loro compagni cadere uno dopo l'altro, tentarono disperatamente di respingere le bestie. Medea lanciò un incantesimo di sonno, ma i tassi sembrarono immuni alla magia.
"Dobbiamo ritirarci!" gridò Eulalia, cercando di trascinare via Vasili. Ma i tassi erano troppo veloci e aggressivi.
Medea, con un gesto disperato, tentò di lanciare un altro incantesimo, ma fu azzannata a una gamba da uno dei tassi e cadde, svenuta dal dolore.
Eulalia si ritrovò sola, circondata dalle creature feroci e con i suoi compagni a terra, apparentemente morti o in fin di vita. Capì che non poteva fare altro che cercare di salvarsi e trovare aiuto.
Con il cuore in gola, la ladra si diede alla fuga, correndo a perdifiato lungo il tunnel in salita, inseguita dai grugniti minacciosi dei tassi. Subì un ultimo, doloroso graffio alla schiena mentre si allontanava.
Raggiunse la cavità superiore, il buco creato dal masso che ora appariva come una via di salvezza disperata. Con uno sforzo supremo, si arrampicò attraverso l'apertura e si ritrovò nuovamente nella grande cavità dell'albero illuminata dal debole bagliore dei funghi.
Senza esitare, Eulalia corse verso il ballatoio di legno su cui avevano incontrato Loesis. La trovò ancora lì, la sua figura eterea fusa con il legno dell'albero.
"Loesis!" ansimò Eulalia, il fiato corto per la corsa e il terrore. "Abbiamo bisogno del tuo aiuto! Siamo stati attaccati nelle radici… i miei amici…" La sua voce si spezzò.
Loesis ascoltò il racconto disperato di Eulalia, il suo volto di legno e foglie che esprimeva tristezza e preoccupazione.
"Il druido è potente e le creature che lo servono sono feroci," disse la driade con voce melodiosa ma grave. "Ma forse non tutto è perduto."
Loesis tese a Eulalia una mano fatta di corteccia e rami sottili, offrendole alcune noci dall'aspetto strano e lucido. "Queste noci hanno proprietà curative. Mangiale e ti daranno un po' di forza per il tuo viaggio."
Eulalia prese le noci, grata per l'aiuto inaspettato. Ne mangiò una immediatamente, sentendo una vaga sensazione di calore diffondersi nel suo corpo.
"Devo tornare dai miei amici," disse con determinazione. "Forse non è troppo tardi."
Loesis scosse la testa con tristezza. "Ho sentito… la loro sofferenza. Quei tassi… sono creature voraci. Temo che per alcuni sia troppo tardi."
Nonostante le parole della driade, Eulalia si sentiva in dovere di tentare il tutto per tutto. Raccolse altre noci magiche, pensando ai suoi compagni svenuti.
Tornò con cautela al buco nel pavimento e si calò nuovamente nella cavità sottostante, illuminando il tunnel con la lanterna che aveva portato con sé.
La scena che le si presentò la fece rabbrividire. I due tassi banchettavano sui corpi inerti di Ghiorgy e Vasili. I loro morsi feroci avevano già fatto scempio dei loro corpi. Ferstrid giaceva poco distante, immobile e pallido. Medea era anch'essa a terra, priva di sensi.
Eulalia capì con orrore che per Ghiorgy e Vasili non c'era più nulla da fare. I tassi erano troppo occupati per notare il suo ritorno.
Con il cuore spezzato, la ladra si mosse silenziosamente, cercando di raggiungere Ferstrid e Medea. Lanciò alcuni piccoli sassi lontano dai loro corpi, nel tentativo di distrarre le bestie. I tassi sobbalzarono, interrompendo per un istante il loro macabro pasto, ma poi tornarono subito alla loro preda.
Eulalia capì che da sola non aveva alcuna possibilità di affrontare i tassi e salvare i suoi compagni ancora in vita. La situazione era disperata.
Con un ultimo sguardo carico di dolore ai corpi dei suoi amici caduti, Eulalia prese una decisione difficile. Non poteva aiutarli in quel momento. L'unica cosa che poteva fare era cercare aiuto esterno.

La Fuga di Eulalia

Risalì rapidamente il buco. Sapeva che il viaggio di ritorno a Kelvin sarebbe stato lungo e pericoloso, ma doveva farcela. Doveva trovare qualcuno disposto ad affrontare i pericoli dell'albero corrotto e vendicare i suoi compagni caduti.
Con la tristezza nel cuore e la determinazione negli occhi, Eulalia si incamminò da sola nella notte, lasciandosi alle spalle l'albero maledetto e i suoi orrori, con la speranza di trovare aiuto in città. Il ricordo dei suoi amici caduti e la promessa fatta a Loesis la spingevano avanti, attraverso l'oscurità della Brughiera Senza Nome. Il suo racconto sarebbe stato un monito e una richiesta di vendetta. La loro avventura, iniziata con la semplice ricerca di funghi rari, si era trasformata in un tragico incubo, e solo il tempo avrebbe detto se qualcuno avrebbe osato affrontare nuovamente le oscurità dell'albero corrotto.

Posted on 15 Aprile 2025 in Articoli,Avventura 1,i sapfiri di halavos by Marbon

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